Dicono che eravamo un milione... dati della questura... ma visto che anche la questura tende a "tagliare", figuriamoci quanti eravamo in realtà!!!
I sindacati toscani della scuola avevano annunciato che in 15.000 sarebbero arrivati a Roma per la giornata di mobilitazione in difesa della scuola pubblica contro i decreti Gelmini e Brunetta, avevano sbagliato a Roma sono arrivati in 25.000 con 236 pulman, un treno da Pisa, in auto autorganizzate e pieno carico, sui treni normali con posti prenotati da tempo. Lavoratori della suola, dell'università e della ricerca, giovani studenti, madri e padri che ben volentieri hanno accompagnato i figli minorenni le cui prenotazioni non venivano accettare. I pulman dei Toscani sono confluiti all'Anagnina, non arriveranno mai a Piazza del Popolo, e nei parcheggi è in corso un'altra manifestazione. Coloro che sono arrivati a Termini si sono divisi fra il corteo principale e un secondo corteo lungo via Nazionale resosi necessario perché il primo non poteva contenere tutti i partecipanti.
“La mobilitazione di oggi a Roma è l’ennesima dimostrazione di quanto il mondo della scuola non accetti il decreto Gelmini, che porta avanti tagli indiscriminati senza avere una vera idea di riforma del sistema scolastico. L’approvazione definitiva di ieri è stato un altro schiaffo alla scuola italiana e alla mobilitazione di studenti, docenti e genitori che hanno dimostrato di far parte di un movimento maturo che tiene all’istruzione e alla sua qualità, cose che Berlusconi e Tremonti intendono soprattutto tagliare”. >>
Io ho aderito al corteo degli universitari che si è diretto verso il Ministero della Pubblica Istruzione... non c'era spazio per tutti... e allora la trovata geniale: "circondiamolo"!!!
Io ho aderito al corteo degli universitari che si è diretto verso il Ministero della Pubblica Istruzione... non c'era spazio per tutti... e allora la trovata geniale: "circondiamolo"!!!
-->>Il ministero dell'Istruzione è assediato, la marea dei ragazzi si espande e gira tutto intorno a quel brutto palazzo anni Venti. Arrivano e lo circondano, una trovata ma anche una necessità, tutti davanti all'ingresso di viale Trastevere non ci si sta e allora "Circondiamo il ministero" cantano tutti in coro e dalle finestre dell'ospedale "Nuovo Regina Margherita", lì accanto, sono applausi. C'è ancora gente in piazza Venezia, piazza Esedra si è appena svuotata, non si svuotano le strade verso piazza del Popolo occupate da chi in piazza non ci arriverà perché non si cammina.
Alla Magliana improvvisano un corteo quelli che vengono da fuori e non riescono a raggiungere il centro, stessa sorte per a un centinaio di pullman fermi sul raccordo. A dare i numeri non sempre si fa bene ma i sindacati ci provano: un milione in piazza contro la riforma della scuola e le politiche del governo.
A Roma è andata così. All'indomani del via libera del Senato al dl Gelmini, e della protesta in piazza Navona interrotta da un'aggressione di estremisti di destra, lo sciopero generale della scuola indetto da Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda porta in piazza una marea umana fuori misura. Il percorso prestabilito ci mette poco a esplodere. la folla si divide in più rivoli, conquista strade non previste e più capienti. La mobilitazione è imponente e mette insieme le tante anime di questa protesta, sindacati e scuole, universitari e docenti, ricercatori, precari.
E tante donne. In piazza ce ne sono migliaia, sono i soggetti più colpiti da ciò che potrà accadere fra i banchi perché sono maestre e sono mamme e se dicono "i nostri ragazzi" parlano con la stessa preoccupazione dei figli loro e di quelli acquisiti. Sono tante e sono arrabbiate, sfilano con i palloncini dei sindacati o gli striscioni fatti in casa, gli slogan contro la riforma ("Scuole razziste non ne vogliamo / lo diciamo piano / e in italiano") e quelli che sanno di vita quotidiana, "Ma non era meglio se pagavo l'Ici?" o "Addio al tempo pieno", il santino della Gelmini sulla giacca, la foto del ministro e la scritta "Beata ignoranza", e quelle che si portano i figli piccoli col cartello "Bambino strumentalizzato". Ci stanno loro in testa al corteo, con i leader sindacali di settore e nazionali e quelli del centrosinistra, da Veltroni e Fioroni, Mussi, Bindi, Ferrero, Di Pietro.
E tante donne. In piazza ce ne sono migliaia, sono i soggetti più colpiti da ciò che potrà accadere fra i banchi perché sono maestre e sono mamme e se dicono "i nostri ragazzi" parlano con la stessa preoccupazione dei figli loro e di quelli acquisiti. Sono tante e sono arrabbiate, sfilano con i palloncini dei sindacati o gli striscioni fatti in casa, gli slogan contro la riforma ("Scuole razziste non ne vogliamo / lo diciamo piano / e in italiano") e quelli che sanno di vita quotidiana, "Ma non era meglio se pagavo l'Ici?" o "Addio al tempo pieno", il santino della Gelmini sulla giacca, la foto del ministro e la scritta "Beata ignoranza", e quelle che si portano i figli piccoli col cartello "Bambino strumentalizzato". Ci stanno loro in testa al corteo, con i leader sindacali di settore e nazionali e quelli del centrosinistra, da Veltroni e Fioroni, Mussi, Bindi, Ferrero, Di Pietro.
La piazza, anzi le piazze però sono dei giovani e giovanissimi. Da ogni angolo è un flusso continuo che non si arresta, arrivano a drappelli dalla Stazione Termini o dalle uscite della metropolitana, ci sono gli striscioni con i nomi delle scuole, ballano con le note della Banda musicale della città di Falerna che spazia dallo zumpappero a Fratelli d'Italia, con Caparezza, Bob Marley e Assalti frontali e simili. Passano e la gente si affaccia alle finestre e batte le mani, una signora non ha di meglio allora sventola una giacca rossa. Le scuole riempiono la piazza, vengono anche da fuori, "Latina c'è. La Gelmini ce fa."
L'Esedra è stracolma, la testa della manifestazione è già entrata in piazza del Popolo quando il corteo della Sapienza sbuca da piazza Indipendenza. In testa il camion con musica e megafono, i fumogeni verdi e le grida, "Gelmini, adesso la protesta la capisci o anche oggi vai dal parrucchiere?". Inutile cercare di seguire il percorso stabilito, un troncone di almeno centomila persone si stacca e inforca via Cavour, arriva a Piazza Venezia, all'Altare della Patria. "Il 4 novembre qui si celebrerà l'ennesimo omaggio ai militari, ma invece di tagliare la scuola dovrebbero tagliare le cosiddette missioni di pace". Poi verso Trastevere, obiettivo il ministero. "La cultura vi fa paura / l'ignoranza è la vostra maggioranza". "C'è un intero paese che insorge" grida Epifani dall'altra parte, dal palco di piazza del Popolo, ed è un boato. Il leader della Cgil la definisce "una giornata memorabile non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del paese, per i nostri giovani". A loro dice "non vi pentirete di stare con noi, qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna". Invoca "un confronto con i sindacati, le famiglie e gli enti locali" il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, perché "un confronto con l'esecutivo non c'è mai stato". E il leader della Uil, Luigi Angeletti, insiste sulla necessità di "evitare qualsiasi strumentalizzazione".
Il traffico di Roma è impazzito ma i ragazzi l'avevano detto, "Se ci bloccano il futuro / noi blocchiamo la città". E così è stato. Sono passate le 14 e davanti al ministero dell'Istruzione c'è ancora un nutrito drappello di irriducibili. Qualcuno tira uova contro i poliziotti ma nessuno si scompone. Pacifici e agguerriti com'erano arrivati, si organizzano per andarsene. "Ora verso Ostiense e Piramide". Il camion riparte, il megafono si riaccende, riecco le parole d'ordine "No alle provocazioni fasciste. I loro manganelli sono solidi, ma la nostra Onda è liquida. E, come l'acqua, nessuno la può fermare".
(la Repubblica)
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