sabato 10 maggio 2008

...I Have A Dream...

...causa esame di anatomia, questo compito 8 è arrivato molto ma molto in ritardo, ma cmq "meglio tardi che mai"!!

Beh, devo dire che il Prof. de Bernard ha detto cose stravere ma che cmq per molto tempo ancora rimarranno solo utopia!!!
Penso che ormai sia inutile ribadire quanto il rapporto maestro-allievo, se non in rarissimi casi, sia fatto solo di parole, parole soltanto parole…
Nella mia carriera scolastica ho conosciuto solo uno, al massimo due insegnanti con cui questo rapporto si sia risolto in un rapporto sincero di affetto, amicizia, stima che dura ancora oggi dopo diversi anni… In relazione alle mie esperienze, penso che il rapporto maestro-allievo, per essere produttivo al massimo, debba riflettere alcuni capisaldi riassumibili in poche parole sparse: STIMA, RISPETTO, AMMIRAZIONE, PASSIONE
L’allievo deve rispettare il suo maestro e affidargli tutta la sua stima, in quanto questo è necessario per accettare il suo insegnamento; l’allievo ha bisogno di ammirare il suo maestro perché questo crea la volontà e il desiderio di ricevere l’insegnamento del maestro stesso. Allo stesso modo il maestro deve rispettare il suo allievo e trasmettergli l’amore che lui stesso prova per la sua disciplina e desiderare che questa appassioni anche l’allievo..
Nella maggior parte dei casi, però, ho riscontrato una situazione simile a quella descritta da Charles Dickens in “Hard Times”: gli studenti sono visti come “little pitchers to be filled so full of fact and figures”. E con amarezza devo dire che questo succede anche, forse soprattutto, all’università. I docenti ci trattano come contenitori da riempire di nozioni che per la maggior parte, dopo l’esame, saranno dimenticate; ci tirano e sbattono i libretti in faccia se un esame non è stato brillante, ci bocciano all’esame se invece di usare un certo termine usiamo un sinonimo dello stesso o se non ci ricordiamo una minima cosa…
Non che questi atteggiamenti appartengano a tutti…ma alla maggior parte sì!! Ma io mi chiedo, visto che siamo in una Facoltà di Medicina, si rendono conto questi docenti che un domani avremo a che fare con dei pazienti? Come li dovremo trattare? Certamente non come ci insegnano loro! Sicuramente non sbatteremo loro una ricetta nel viso, non li riempiremo di paroloni incomprensibili per spiegare ciò che hanno ma cercheremo di instaurare con loro un rapporto di FIDUCIA e STIMA reciproca. Allora perché i docenti ci insegnano tutt’altro?
Un medico deve essere sintonizzato sempre su una frequenza, sempre in ascolto, pronto a mettersi nei panni degli altri e una delle sue qualità essenziali deve essere l’interesse per l’uomo in quanto il segreto della cura del paziente è averne cura. In primo luogo è importante per il medico saper ascoltare, sapersi fare recettore di tutto ciò che un paziente porta, deve “raccogliere nella cartella clinica del paziente non solo i dati ovvi (nome e luogo di nascita, precedenti malattie ecc.) ma anche altre informazioni […] non basta raccogliere i fatti salienti sullo stato attuale morboso, ma anche, che è altrettanto importante, ricevere dalla conversazione informazioni sullo stile di vita del paziente, il vissuto nell’ambiente familiare e\o di lavoro, il suo modo di affrontare il “mestiere di vivere”, ricordando che il corpo e la mente sono inscindibili e che il primo è lo specchio della seconda” (cit. dall’intervento del Prof. De Bernard).
Inoltre, il medico deve saper comunicare, spiegare al paziente con un linguaggio accessibile la sua eventuale malattia, il senso degli esami che affronterà e l’iter terapeutico che andrà ad intraprendere.
Ma la cosa più importante è che il medico deve dimostrare UMANITA’ nei confronti del paziente e mettersi al suo pari abbandonando atteggiamenti di superiorità ricordandosi che siamo figli tutti dello stesso Dio e nessuno è un essere privilegiato rispetto agli altri!!

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